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confortevole della nave spaziale di zio Grigorian.
Il signor Loman indicò un microfono sulla parete, accanto alla porta.
«Potete mettervi in comunicazione con me e con Grigorian in qualsiasi momento»
disse. «È sufficiente schiacciare questo bottone. E adesso vi lasciamo a disfare i
bagagli.»
«Bene!» commentò Helen, non appena i due se ne furono andati. «Questo
dev essere un albergo di lusso.»
Come tutta risposta, Fritz indicò con gli occhi fuori dalla finestra. Là fuori stavano
di sentinella due Berretti Rossi. Il ragazzo andò ad aprire la porta e subito uno dei
poliziotti si mosse verso di lui.
«Cosa posso fare per voi?» disse.
«Niente, grazie» rispose Fritz.
Richiuse la porta e si rivolse di nuovo a Helen: «A te questo che cosa sembra?»
«Cosa diavolo vuoi che mi sembri?»
«A me sembra una prigione» affermò Fritz.
Capitolo 5
La Guerra dei Bruchi
Il giorno dopo presero l ipertrans per recarsi in un altra parte del pianeta. Non
avevano alcun modo di stabilire quanto lontano fossero andati: a eccezione del fatto
che quando arrivarono a destinazione, però, il sole era press a poco nella stessa
posizione di quando erano partiti e quindi capirono che non potevano essere andati
molto lontano dalla capitale. Lo zio Grigorian, che era andato con loro, li informò che
la ragazza dei fiori non era stata rintracciata, però i Berretti Rossi avevano trovato,
gettati in un angolo, un mazzo di narcisoidi, una parrucca bionda e una tunica verde.
Mentre attendevano dal Controllo dell Ipertraffico la conferma che la rotta era
libera e potevano andare, si videro in un programma televisivo.
«Tre primitivi di un mondo marginale del Settore Delta-Sigma» disse
l annunciatore «sono arrivati ieri a Palassan per un estremo tentativo di risolvere la
già annosa Guerra dei Bruchi. Ambedue le parti in causa hanno assicurato in anticipo
che accetteranno il verdetto dei giudici alieni e si sono impegnate in questo senso
firmando un patto trilaterale con il Governo Galattico. Le udienze avranno inizio fra
breve sotto la presidenza di Swen Harliss, il quale conduce il negoziato per conto del
governo ed è responsabile di questo tentativo straordinario di riconciliazione
internazionale.»
L annunciatore passò a un altra notizia e lo zio Grigorian spense il televisore.
Nel frattempo, sulla mensola di controllo si era accesa una luce verde, il segnale di
via libera del Controllo dell Ipertraffico.
«Ci siamo!» l uomo si affrettò a manovrare dei comandi.
Balzarono fuori dall ipertrans in una grande stanza con un tappeto rosso e diversi
quadri alle pareti. Sul fondo era stata sistemata una pedana rialzata con sopra tre
poltroncine e un tavolo rotondo. Li stava aspettando un uomo con la barba bianca,
avvolto in una toga nera.
«Vi presento Swen Harliss» disse zio Grigorian.
Fritz si chiese come mai tutti i funzionari civili di Palassan portavano la barba,
quasi fosse un emblema della loro carica.
Nella sala c erano altre due persone.
«Il signor Jaik e il signor Karin» il signor Harliss li presentò a sua volta.
«Rappresentano le due parti in causa.»
I due uomini fecero un gesto di saluto molto compìto. «Ciò che ho in programma
di fare» riprese Harliss «è questo: farò venire come testimoni alcuni esperti, i quali vi
riferiranno quali sono stati i retroscena della disputa; poi i due interessati esporranno
direttamente i loro punti di vista. Adesso, se volete accomodarvi sul palco...»
I due gemelli e Barile si sentirono piuttosto sciocchi quando salirono sulla pedana e
si sedettero intorno al basso tavolo rotondo. Quel salone era troppo grande per sette o
otto persone soltanto.
«Il dibattito» precisò Harliss «sarà registrato su videotape, in modo che in seguito
possiate rivedere qualsiasi fase che vi interessi particolarmente. A ogni modo, ho
pensato che forse vi farà piacere che Grigorian resti con voi, affinché non dobbiate
sentirvi del tutto fra gente estranea.»
«Sì, per favore» approvò Helen, calorosamente.
Lo zio Grigorian prese posto accanto alla pedana; Harliss si accomodò proprio
davanti ai ragazzi, fra il signor Jaik e il signor Karin. Rimase una sedia vuota, fra il
palcoscenico e il punto in cui aveva preso posto il negoziatore governativo, ma
spostata verso una delle pareti laterali.
«Il primo esperto è un astronomo» annunciò Harliss. «Ometto di proposito le sue
generalità, in quanto non vorrei che troppi nomi inconsueti possano confondervi.»
L uomo che entrò era basso anche secondo il metro palassiano e aveva i capelli
bianchi, però il suo volto era perfettamente rasato. Portava un abito simile a una tuta,
come quello che, a quanto sembrava, indossava la maggior parte dei Palassiani.
Sembrava nervoso.
Si sedette sulla sedia che era rimasta libera e cominciò a parlare.
Quattro anni prima, gli astronomi di un gruppo di ricerca dell Università Planetaria
stavano studiando i movimenti delle stelle nel Settore Gamma-Iota, ai lontanissimi
bordi della Galassia. Il programma riguardava il collaudo di alcuni nuovi strumenti
per localizzare la posizione dei pianeti, strumenti che a quell epoca erano stati appena
inventati. Sennonché, una serie di osservazioni era apparsa completamente sbagliata:
l orbita di tutti i pianeti intorno a una stella molto lontana era risultata troppo diversa
da quella prevedibile.
Eseguendo degli ulteriori controlli, il gruppo di ricerca aveva riscontrato piccole
variazioni analoghe anche in diversi altri sistemi solari di quel settore. Dapprima, si
era pensato che la responsabilità di tale anomalia dovesse essere attribuita
all influenza di qualche stella nera, non ancora scoperta, o anche di un grosso pianeta
sconosciuto in qualche parte del sistema. A quel punto, avevano inserito i dati in un
computer e gli avevano chiesto di calcolare la posizione di una stella che rispondesse
alle condizioni necessarie per determinare quelle variazioni orbitali, cioè una massa
tanto grande da poter portare i pianeti fuori della loro rotta per effetto della sua forza
di attrazione.
Il computer aveva sfornato un risultato decisamente ridicolo: una grossa stella
situata in una zona dove chiunque sapeva benissimo che non c era nient altro che lo
Spazio Profondo.
Uno degli scienziati aveva posto al computer un altra domanda: se a determinare
l anomalia fosse stato un pianeta, anziché una stella, quale avrebbe dovuto essere la
sua orbita?
Il risultato era stato altrettanto ridicolo. Il pianeta, aveva sentenziato il computer,
doveva essere nello spazio esterno, non aggregato a una delle stelle di quel sistema.
Giusto per puro scrupolo, c era stato uno scienziato che aveva tentato di localizzare
il pianeta nella zona che era stata descritta dal computer.
Il pianeta c era!
La scoperta aveva causato grande scompiglio nell ambiente astronomico. Gli
scienziati sapevano che, in teoria, un fatto del genere avrebbe anche potuto
verificarsi, ma sembrava che questa fosse destinata a rimanere una semplice teoria, in
quanto prima di allora non era mai stato trovato un pianeta randagio.
I calcoli e tutti i dettagli di quel lavoro di ricerca erano contenuti nel rapporto degli [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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